COPYRIGHT

***Tutte le immagini di questo blog sono protette da copyright pertanto qualsiasi tipo di utilizzo delle stesse è vietato se non c'è una specifica autorizzazione dell'autore.***


Tuesday, April 05, 2011

EMOZIONI DA TEATRO O TEATRO DELLE EMOZIONI?






EMOZIONI DA TEATRO
O
TEATRO DELLE EMOZIONI?

“REVE D’AUTOMNE”


Emozioni da teatro…come non avrei voluto essere piagnucolante per queste cose, invece mi ritrovo a trattenere lacrimucce per un senso di rispettosa dignità nei confronti di chi ho accanto, ma forse è solo vergogna. Vorrei lasciarmi totalmente trasportare versando fiumi di lacrime.

Il “Teatro”, antica arte, suscita in me infinita e pura EMOZIONE ed è quando faccio queste considerazioni che poi penso “manco avessi scoperto l’acqua calda”.
Non un “ SOGNO D’AUTUNNO” ma di “PRIMAVERA” perché questa è la stagione che risveglia gli animi, per intenderci quelli un po’ sonnolenti come il mio.

“REVE D’AUTOMNE” è un bellissimo spettacolo che narra di una travagliata vita familiare, vita comune con relazioni a volte malate e differenze generazionali.

Come coadiuvante del racconto IL MUSEO che funge da scenografia, segno e cristallizzazione della storia vissuta dalla famiglia, metafora dell’ormai “ferma” vita. MUSEO che è al tempo stesso un CIMITERO corredato di lapidi epigrafate che sembrano essere le didascalie delle opere esposte, titoli di quadri che imprigionano squarci statici della realtà; CIMITERO come punto d’incontro delle anime defunte, vite passate si danno appuntamento per ritrovarsi in un aldilà in cui l’amore e le relazioni continuano ad esistere.

Le ANIME contemporaneamente VIVE e MORTE, con balzi temporali tra PASSATO e PRESENTE, tra MUSEO e CIMITERO, esistono e ricordano insieme ciò che le ha legate restituendo a noi un pezzo della loro STORIA FAMILIARE.

Nonostante la ridotta conoscenza del “mondo del teatro” comprendo l’importanza di quest’arte e la bravura degli artisti, le sento entrambe, ne vengo catturata ed il trasporto si amplifica ascoltando la COLONNA SONORA, musica che si alterna ai silenzi ed alle parti recitate e che (miracolo) riconosco sentendomi così meno impreparata. Scorgo brani di CHAVELA VARGAS, ANTONY & THE JHONSONS e NINA SIMONE e non posso che esserne soddisfatta dato che mi piacciono davvero tanto, ed ora sono qui a cercare quei brani in rete.

Ad aver scelto il sottofondo è il musicista Eric Neveux, sono pezzi struggenti e profondi, insomma molto tristi.

Momenti “STURM UND DRANG”: su tutti spicca “Mysteries of Love” interpretato da Antony, la canzone è una reminiscenza di “Blue Velvet” film per il quale è stato creato e cantato allora da Julee Cruise.


Ed è qui sull’attacco

“SOMETIMES
THE WIND BLOWS”

che l’epilogo di questo “SOGNO D’AUTUNNO” si esprime con forte intensità divenendo ancor più forte sulle parole

“AND YOU AND I
FLOT
IN LOVE”

 e culminando in

“AND KISS FOREVER
IN A DARKNESS
AND MYSTERIES OF LOVE
COME CLEAR”

e trattengo le lacrime.

Di questi momenti empatici riempirei il mio tempo, crogiolandomi nel temporale di sensazioni che ne derivano anche se profondamente tristi.

Il TESTO teatrale, recitato in francese, è facilitato da brillanti sottotitoli in italiano o meglio “sovratitoli” proiettati sulle pareti del museo, i dialoghi sono concisi ed incisivi al tempo stesso permettendo una veloce ed illuminante comprensione dell’opera; anche la SCENOGRAFIA è sintetica e si compone solo delle pareti del museo e qualche dipinto di grandi dimensioni appeso alle stesse, per il resto nessun fronzolo od orpello, in scena solo quattro sedie ed una panca.

Insomma un palco che vive grazie all’espressività corporea degli artisti, “SOGNO D’AUTUNNO” è quasi uno spettacolo “ESPRESSIONISTA” dai pochi tratti caratterizzanti che si esprimono incisivamente.

Un’opera che mi ricorda il CINEMA ESPRESSIONISTA TEDESCO nato ad inizio ‘900 attingendo proprio dai codici teatrali e per il quale la scenografia fu elemento determinante di azione e recitazione, nonché per l’intrinseca ed intensa INDAGINE PSICOLOGICA che l’opera narra in pochi ed ANGUSTI INTERNI.

In questo contesto le Anime ed i Fantasmi della famiglia a turno osservano e partecipano all’amarcord, divenendo parte attiva della scena.

Tutto inizia a piedi scalzi e senza cappotto e tutto finisce analogamente così, nel mezzo la vita dei familiari coperti dal cappotto che li protegge dal fresco autunnale, ai piedi hanno le scarpe con cui percorrono la propria vita, la propria strada.

Ma è proprio nel fresco autunno che scorgiamo un frame “CONGELATO” di queste esistenze passate, “esistite ”.

Un autunno di VITA CHE FU, di morte, tra museo e cimitero.

Un autunno la cui COSTANTE, pur nella difficile vita relazionale, rimane L’AMORE.

Amore coltivato durante l’esistenza e sopravvissuto alla dipartita, che le anime vaganti raccontano, come fossero personaggi tratti dalla “ANTOLOGIA DI SPOON RIVER” di Masters E. Lee, narrando con sincerità

“L’AMORE ANELATO”,
“L’AMORE MALATO”,
“L’AMORE MATERNO, PATERNO E FILIARE”,
“L’AMORE CARNALE”.

“REVE D’AUTOMNE” in poche parole “SENTIMENTO” sentito in tutte le sue sfaccettature.


Michela Di Giorgio



 AUTORI E BRANI scelti da Eric Neveux per lo spettacolo:


Chavela Vargas - "Sombras" 

Shearwater - "On the death of the waters" 

Nina Simone - "Images"

Shostakovich - "Elegy" - String Quartet N° 15 (mvt. I, part. 1)


Antony & the Johnsons - "Mysteries of love" (chanson écrite par David Lynch et Angelo Badalamenti pour le film "Blue Velvet")



Stralci video dell’opera:


Piccolo Teatro Strehler
dall’1 al 10 aprile 2011
Rêve d’automne (Sogno d’autunno)
un progetto artistico del Théâtre de la Ville-Paris
di Jon Fosse
regia Patrice Chéreau
scene Richard Peduzzi
costumi Caroline de Vivaise
luci Dominique Bruguière
ideazione del suono Eric Neveux
traduzione dal norvegese Terje Sinding
con (in ordine alfabetico) Valeria Bruni Tedeschi, Marie Bunel, Pascal Greggory, Michelle Marquais, Bulle Ogier, Alexandre Styker, Bernard Verley
una coproduzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d'Europa, Théâtre de la Ville-Paris, Musée du Louvre, Paris, Festival d’Automne à Paris, le GrandT, scène Conventionnée de Loire Atlantique, De Singel/Anversa-Théâtre du Nord/Lille, Stadsschouwburg/Amsterdam, Wiener Festwochen/Vienna, Théâtre national de Marseille, la Criée et Centre dramatique national Orléans/Loiret/Centre
produttore delegato Théâtre de la Ville-Paris.

http://www.piccoloteatro.org/i/it/spettacoli/2010-2011/reve-d-automne-sogno-d-autunno/reve-d-automne-sogno-d-autunno.html





 











Saturday, March 12, 2011

JAPAN APOCALYPSE




Sentimental Journey, Nobuyoshi Araki



Nel lontano 2004 nasce la mia curiosa passione per il Giappone scrivendo la tesi che vede al centro dei discorsi NOBUYOSHI ARAKI.

Il più scioccante dei suoi libri fotografici “Sentimental Journey” accosta fotoracconti o meglio fotodiari dall'estetica tutta personale o forse tutta giapponese, SENZA “FORSE” DIREI ORA.

La storia della moglie malata che viene ritratta fin in letto di morte mi fece riflettere, la tesi dal titolo “Sentimento o Voyeurismo” la dice lunga al riguardo, il docente di estetica mi fece giustamente notare che il termine“voyeurismo” rientra nel concetto di “sentimento”, ciò è vero ma allora intendevo probabilmente per sentimento qualcosa di più strettamente legato alla sfera affettiva e per voyeurismo un “sentimento” necessitato da un qualcosa di più pruriginosamente fisico e molto attinente ai racconti fotografici relativi ad esempio all'erotica vita di Tokyo in “Tokyo Lucky Hole” ed alle altre foto affini.



Per capire questa facilità nel presentare immagini “tabù” per la nostra cultura fortemente cristiana e permeata dal senso di colpa, dovetti leggere ed imparare a conoscere (per quanto possibile) il Giappone, terra di riti e forme (formalità), dove il sapersi comportare in relazione agli altri ed alle altre cose è un' ARTE DELL'EDUCAZIONE E DEL RISPETTO.

Ritenevo dunque che i racconti di Araki fossero un'esternazione dell'altra faccia della medaglia, dell'aspetto se vogliamo dionisiaco delle persone celato dai rituali equilibrati del quotidiano.



Solo ora capisco che invece i racconti di Araki sono l'equilibrata narrazione senza teatralità di una realtà, quella del fotografo. Realtà riportata senza intrinseci giudizi, pura e semplice, NATURALE NARRAZIONE DI UN EVENTO. Banalmente questa modalità narrativa potrebbe sembrare un voler prendere le distanze dall'evento, personalmente non ritengo sia così, si tratta di un RACCONTO DELLA REALTA', di IMMAGINI VERE CHE SI PONGONO DINANZI AGLI OCCHI, il sentimento c'è ma non è vanificato dalla teatralità dell'evento tragico che qui manca.



Oggi, Giappone, nella catastrofe odierna ritrovo questa mancanza di teatrale tragicità che inquadra in giusta misura la verità delle cose facendomi riflettere sul fatto che tale teatralità, insita nel comportamento di certi umani in circostanze difficili come queste, altro non è che un modo per crogiolarsi nella tristezza e nel pietismo, comportamento non utile ad andare avanti, diversamente il popolo giapponese insegna la calma per affrontare al meglio una catastrofe che se fosse accaduta altrove avrebbe avuto una eco tale da assordare per sempre le orecchie dell'intero mondo.



Ora, in una situazione panica come quella del terremoto e dello tsunami, capisco e ritrovo l'atteggiamento non panico di un popolo capace di gestire la situazione nel migliore dei modi, organizzato per affrontare quanto sta accadendo, con un AUTOCONTROLLO ED UN AUTOGOVERNO UNICI come ha ben spiegato anni addietro l'antropologa “Ruth Benedict” in “La spada e il crisantemo”: “Tutti i Giapponesi , infatti, quale che sia la loro classe sociale, usano giudicare se stessi e gli altri basandosi su tutto un certo bagaglio concettuale che si ricollega al loro modo di concepire le tecniche dell'autocontrollo e dell'autodisciplina come un fatto sociale generalizzato.”



la mia riflessione parte proprio da questa citazione rinfrescatami dall'articolo “Quella calma «disumana» del popolo dei manga” testo illuminante pubblicato oggi 12-03-2011 dal Corriere della Sera e scritto da Alessandro G.Gerevini (Professore Associato di Letteratura giapponese, Waseda University, Tokyo).

Nel titolo (e non solo) ritrovo tutto il Giappone letto, studiato, immaginato, ritrovo tutta l'opera apparentemente distaccata ma sentimentale e giocosa di ARAKI , fotografo e artista le cui opere ritraggono storie di vita erotica, di sentimento profondo e di giocosa quotidianità punteggiata da piccoli dinosauri e Godzilla: perchè il gioco è anche adultità.


Michela Di Giorgio
 
http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_12/gerevini_calma_disumana_41b45fbe-4c7c-11e0-8264-fe1c829faf1a_print.html